■ Personaggi e
statue di Alife romana
di Nicola
Mancini
Fra le varie
scoperte epigrafiche avvenute fino ad oggi nell’ ambito del territorio dell’ antica
Alife vi sono alcune iscrizioni appartenenti a statue erette in onore di
amministratori e benefattori locali, che con la loro attività avevano aumentato
il benessere dei cittadini e portato più in alto il prestigio della città
allorché erano riusciti a primeggiare anche nel difficile contesto della
politica nazionale.
Vi erano poi
segni di gratitudine ed onori anche per i funzionari imperiali (curatores reipublicae), che, di tanto in
tanto, venivano mandati dall’ imperatore a controllare tutta l’ attività
finanziaria locale, né mancavano le statue degli imperatori e dei membri della
loro famiglia, dei quali però abbiamo, nell’ epigrafia alifana, appena cinque
dediche.
La prima si
riferisce ad una statua di Cesare Augusto (1)
eretta tra il 27 giugno dell’ anno 1 a.C. e il 26 giugno dell’ 1 d. C. La lunghezza
dell’ iscrizione, m 3,8 circa, fa supporre un’ egual misura del basamento le
cui dimensioni ci inducono a credere che sopra vi fosse una grande statua
equestre dell’ imperatore.
I due frammenti
di questa iscrizione sono stati rinvenuti, in epoche diverse, presso l’ attuale
stazione ferroviaria di Piedimonte Matese, sui luoghi dove sorgeva l’ antico
Monastero di S. Salvatore. Tanto ci fa pensare che il monumento si trovasse
nell’ ambito dell’ Allifae sannitica,
rimasta in piedi dopo le distruzioni sillane.(2)
La seconda è di
Caio Cesare Germanico (3) , nipote e figlio
adottivo dell’ imperatore Tiberio. Statua in marmo, come la dedica, innalzata
tra il 1° febbraio del 18 d. C. ed il 10 ottobre dell’ anno seguente, giorno in
cui Germanico morì, a 34 anni, in circostanze misteriose. Anche questa
iscrizione era immurata nelle fabbriche del Monastero di S. Salvatore.
Un’ altra
lapide, pur essa proveniente dal sopraddetto monastero, ricorda Ulpia Severina
Augusta,(4) moglie dell’ imperatore Aureliano
(270 - 275), figlia di Ulpio Crinito, comandante delle legioni stanziate nell’
Illirico e nella Tracia. La mancanza della titolatura completa dell’ imperatore
indica che il monumento fu eretto poco dopo l’ elezione di Aureliano.
Invece M.
Claudio Tacito,(5)che regnò dal 275 al
276 e M. Aurelio Probo,(6) al
potere dal 276 al 282, furono onorati in Alife , dove furono rinvenute le
iscrizioni dedicatorie relative alle loro statue.
* * *
Le altre
iscrizioni che ci sono pervenute si riferiscono a monumenti elevati a uomini
politici locali, a personalità femminili, ai patroni della città e dei collegi.
Ai primi decenni
dell’ era volgare apparteneva la statua innalzata ad un anonimo patrono di Allifae,(7)
divenuto console in anno ignoto, per raccomandazione dell’ imperatore Tiberio.
Precedentemente era stato pretore e tribuno della plebe durante il regno di
Augusto.
Ignoto è anche
un altro importante personaggio alifano,
del cui anonimato è responsabile una frattura della lapide, mutilata per ignoranza,
ma di proposito, al momento del suo rinvenimento.(8)
La parte che resta conserva il cognomen,
Celer, ed altre frammentarie notizie
circa la carriera di questo cittadino alifano che raggiunse, a Roma, la carica
di pretore. Un suo zio, di cui non conosciamo il nome, lo volle come suo
collaboratore (legatus) nel governo
di un’ altrettanto ignota provincia. Con lo stesso incarico lo troviamo presso
M. Furio Camillo, proconsole d’ Africa nel 17 d. C., regione nella quale Celer
ritornò più tardi in veste di proconsole di Creta e Cirene. Di qui passò in
Spagna, dove fu legatus di Marciano,
suo cugino, proconsole della Hispania
Ulterior.
Un monumento
ebbe anche M. Granius Kanus,(9) pretore e proconsole in province che
nell’ iscrizione non vengono indicate. Il personaggio, vissuto nella prima metà
del I sec. d. C., appartenne alla cospicua gens
Grania di Allifae, fu
contemporaneo e forse direttamente imparentato di M. Granius Cordus, magistrato straordinario incaricato di creare
una diramazione del Torano, quella che ancora oggi passa accanto alle mura di
Alife.
Da parte loro
gli Augustali, sacerdoti addetti al culto di Augusto, eressero una statua a L. Fadius Pierus,(10) munificentissimus
civis, il quale, entrato a far parte del senato alifano (ordo decurionum), dette, a sue spese,
spettacoli pubblici dove comparvero trenta paia di gladiatori e belve africane.
E dopo pochi mesi, raggiunta la più alta carica municipale (duovir), allestì nuove cacce e nuovi
combattimenti di gladiatori, cui seguirono, dopo un anno, degli spettacoli
teatrali (ludi scaenici).
Il Collegio dei Capulatores, invece, volle ricordare la
nobildonna romana, (clarissima foemina),
Cominia Vipsania Dignitas,(11) proprietaria di terreni in Alife, figlia
di Lucio Cominio Vipsanio Salutaris, procuratore della Spagna Betica al tempo
di Settimio Severo (193 - 211). Questa signora dovette essere la munifica
patrona di questo collegio alifano, i cui membri avevano per attività principale,
il travasare i liquidi da un recipiente all’ altro.
Altra dama di
rango senatorio, onorata dagli Augustali alifani con una statua, (ob amorem erga patriam eximium), fu Claudia Fadilla,(12) sacerdotessa delle Divae Augustae. Figlia di C. Fadius Auctus, cittadino alifano, fu
poi adottata da un Tiberius Claudius,
come ci rivela l’ iscrizione posta sotto il monumento che la stessa Fadilla
volle innalzare a suo padre.(13) Morì
a Benevento, dove, nel 1910, è venuto alla luce il suo sarcofago.
Il Collegium fabrum tignuariorum, che
riuniva tutti i lavoratori del legno, fece innalzare una statua a Q. Tarronius Felix Dexter,(14)) edile curule a Roma e suo
protettore in Alife, mentre il Contubernium
Veneris faceva altrettanto per Sextus
Minius Silvanus,(15)) il
quale dopo aver rivestito le principali cariche municipali della sua città ne
era diventato patronus e defensor.(16)
Fu poi inviato, quale curator
reipublicae, prima ad Atina e poi presso i Liguri Corneliani.(17)
Nei primi
decenni del III sec. d. C. i decurioni ed il popolo di Alife onorarono con una
statua L. Pullaienus Gargilius Antiquus,
il quale, inviato dall’ imperatore in veste di curator rei publicae della colonia di Allifae, ne divenne, in seguito, il patronus e cioè il curatore degli interessi della comunità.(18) Il personaggio, che nel 204 faceva
parte del collegio sacerdotale dei quindecemviri
sacris faciundis, dovrebbe essere il figlio di Pullaieno Gargilio Antiquo,
governatore della Tracia nel 161.(19)
Abbiamo, sempre
nel III secolo , due importanti personaggi femminili, zia e nipote, alle quali,
singolarmente, l’ ordo decurionum di
Alife volle innalzare una statua.(20) Si
tratta di Acilia Manliola, clarissima foemina, figlia di Manio
Acilio Faustino, console nel 210 d. C.; l’ altra è una fanciulla, Acilia Gavinia Frestana, clarissima puella, figlia di Claudio
Acilio Cleoboles, fratello della precedente Acilia Manliola. Entrambe
appartengono alla stirpe degli Acilii Glabrioni, da lungo tempo illustrissimi
in Roma e proprietari terrieri in Alife.
Il più tardo
monumento che fino ad oggi conosciamo è quella che l’ ordo et populus allifanus eressero al patrono, Fabius Maximus, rettore del Sannio dopo il 346, anno in cui si ebbe
in tutta la regione un fortissimo terremoto. A riparare i danni provocati da
questo movimento tellurico intervenne appunto Fabio Massimo, il quale, oltre a
ripristinare le mura di Alife, rifece dalle fondamenta le Terme di Ercole.(21)
A chiusura di
queste note voglio ricordare la statua innalzata a Pafo, nell’ isola di Cipro,
in onore di L. Pontius Allifanus,
patrono della città.(22) e
figlio di L. Ponzio, governatore dell’ isola sul finire del regno di Nerone.
Ponzio Allifano
fu in grande amicizia con Plinio il Giovane, come risulta dalla corrispondenza
pliniana, nella quale vi sono alcune lettere indirizzate a Ponzio residente in
Alife,(23) dove peraltro lo stesso Plinio
soggiornava con la moglie Calpurnia, in una villa detta Camilliana da
identificarsi con i ruderi che il Trutta vide alla contrada Le Torelle di S.
Potito Sannitico.
(1) N.
Mancini in Associazione Storica del Medio Volturno, Annuario 1997, pag.
148: Imp(eratori) Caesari, divi f(ilio), Augusto, pont(ifici) max(imo),
co(n)s(uli) XIII, tribunic(ia) potest(ate) XXIII,
patri patriae.
(2) Vedi N.
Mancini, Allifae, Piedimonte
Matese, 1993, pag. 17
(3)Corpvs Inscriptionvm Latinrvm, Vol. IX, 2326 : Germanico Caesari,
Ti(beri) Aug(usti) [f(ilio)], divi Aug(usti) nep(oti), divi Iulii pronep(oti), augur(i), flam(ini) aug(ustali), co(n)s(uli) bis, imp(eratori) bis.
(4) C. I. L. IX, 2327: Ulpiae Severinae Augustae,co(n)iugi d(omini) n(ostri) invicti Aureliani Aug(usti).
(5) C. I. L. IX, 2328 : Imp(eratori) Caesari M(arco) Claudio Tacito Pio, Felici, Aug(usto).
(6) C. I. L. IX, 2329 : Imp(eratori) Caesari M(arco) Aurelio Probo, Pio, Felici, Invicto,
Aug(usto), co(n)s(uli), d(omino)
n(ostro).
(7) C. I. L. IX, 2342.
(8) Per questo
personaggio vedi N. Mancini, Allifae, Piedimonte Matese, 1993, pag.
19.
(9) N.
Mancini, Samnium, 1995, pag.
262.: M(arco) Granio, M(arci) f(ilio), Kano, pr(aetori), proco(n)s(uli).Pleb(s) urb(ana) h(onoris) c(ausa).
(10) C. I. L. IX, 2350
(11) C. I. L. IX, 2336. L’ aggettivo clarissimus è sempre attribuito ad un
personaggio di rango senatorio. Riferito ad una donna o ad una fanciulla indica
una strettissima parentela con un membro del senato.
(12) C. I. L. IX, 2347
(13) C. I. L. IX, 2390 :C(aio) Fadio Aucto, Cl(audia) Ti(beri) f(ilia), Fadilla, C(ai) f(ilia),
parenti. L’ iscrizione, oggi di
difficile lettura, è murata all’esterno del campanile della cattedrale di
Alife, sotto quella di M. Granio Kano.
(14) )
C. I. L. IX, 2339
(15) )
C. I. L. IX, 2354
(16) Il defensor
reipublicae difendeva, nei processi civili, la comunità che rappresentava
(17) I Liguri Corneliani si trovavano presso
l’ odierna S. Marco de’ Cavoti.
(18) R.
Mengarelli, Notizie dagli scavi,
anno 1915, pag. 391.
(19) Barbieri,
Albo senatorio da Settimio Severo a
Carino, n. 441.
(20) C. I. L. IX, 2333 e 2334.
(21) C. I. L. IX, 2337 e 2338.
(22) Annee
Epigraphiqve, 1956, n. 187.
(23) C.
Plinivs, Epistularum libri, Le
lettere indirizzate a Ponzio Alifano sono la V, 14; la VI, 28 e la VII, 4.